La storia delle mutande è più intrigante di quanto si possa immaginare. Questo indumento intimo, oggi indispensabile, ha attraversato secoli di trasformazioni, tra funzioni pratiche, simboli di status sociale e pregiudizi culturali. Ma quando sono state inventate le mutande? Scopriamolo insieme, ripercorrendo la loro evoluzione attraverso i millenni.
Quando sono state inventate le prime mutande?
Le prime testimonianze di biancheria intima risalgono al 3.300 a.C., quando gli archeologi hanno scoperto un triangolo di tessuto simile a uno slip nel guardaroba del faraone Tutankhamon. Anche gli antichi cretesi e greci utilizzavano indumenti intimi simili, sebbene presso i Romani, durante il periodo repubblicano, le matrone e i senatori non indossassero nulla sotto la tunica.
Tuttavia, esistevano eccezioni: ginnaste, giocoliere e bambine romane utilizzavano il subligaculum, un triangolo di stoffa legato intorno ai fianchi e passato tra le gambe, un precursore delle mutande moderne.
Il Medioevo e la scomparsa delle mutande
Con l’arrivo del Medioevo, l’uso delle mutande diminuì notevolmente. Le donne di rango elevato talvolta indossavano le feminalia o sarabullias, pantaloni lunghi fino al ginocchio, malvisti però dalla nobiltà. Per gli uomini, invece, l’intimo aveva una funzione più pragmatica: proteggersi dall’attrito dell’armatura durante la cavalcata.
Rinascimento: l’era della provocazione
Nel Rinascimento, le mutande ritornano in modo sorprendente, ma principalmente per gli uomini. La braghetta, una protuberanza imbottita all’altezza dei genitali, divenne un simbolo di potenza virile. Il re Carlo IX di Francia la rese popolare, esaltandola con imbottiture che ne enfatizzavano la forma.
Per le donne, fu Caterina de’ Medici a rilanciare l’uso delle mutande nel XVI secolo, soprattutto per l’equitazione. Questi indumenti, chiamati “briglie da culo”, avevano anche un’apertura strategica, un dettaglio che suscitava l’ira della Chiesa, che li considerava strumenti di perdizione.
Il Settecento: la scomparsa delle mutande femminili
Nel XVIII secolo, le mutande femminili caddero nuovamente in disuso, utilizzate solo da bambine, ginnaste e ballerine. Un’eccezione venne fatta grazie a un editto di Luigi XV, che ne obbligava l’uso per motivi di decoro nelle arti performative.
Il ritorno delle mutande nell’Ottocento
Con l’avvento del XIX secolo, le mutande tornarono in auge sotto forma di mutandoni lunghi fino alla caviglia, decorati con pizzi e volant. Questo capo, inizialmente introdotto nei paesi del nord Europa, veniva consigliato dai medici per prevenire i reumatismi. Nonostante le resistenze della borghesia, che lo considerava troppo provocante, i mutandoni divennero un simbolo di virtù.
Per gli uomini, l’intimo cominciò a evolversi verso la fine dell’Ottocento, quando fecero la loro comparsa i primi calzoni di lino o flanella, precursori degli slip.
Il Novecento: la nascita dello slip moderno
Il boom dello slip come lo conosciamo oggi avvenne negli Stati Uniti nel 1935, quando un modello con apertura a Y fu presentato in una vetrina di Chicago. In pochi giorni vennero venduti 600 pezzi, segnando l’inizio di una rivoluzione nella moda intima. Anche in Europa lo slip guadagnò popolarità, specialmente dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Per le donne, il passaggio dai mutandoni alle culotte e successivamente agli slip segnò un’evoluzione verso la comodità e la praticità. Negli anni successivi, con il tanga e il perizoma, si è raggiunta un’estrema riduzione del tessuto.
Le mutande nello spazio: tecnologia e praticità
Oggi, persino gli astronauti indossano mutande tecnologicamente avanzate. Mentre gli americani cambiano l’intimo ogni giorno, i russi hanno sviluppato un sistema biodegradabile per ridurre gli sprechi nello spazio.
Dai faraoni alle navicelle spaziali, la storia delle mutande è un viaggio tra mode, necessità e rivoluzioni culturali. Questo indumento, apparentemente semplice, ha attraversato i secoli adattandosi alle esigenze di ogni epoca. E chissà quali innovazioni ci riserverà il futuro, perché, come insegna la storia, le mutande sono molto più di un capo d’abbigliamento: sono un simbolo della società che le indossa.