In questo articolo, ho deciso di raccogliere tutto il materiale che ho pubblicato riguardo le mura aureliane, offrendo una panoramica completa su questo importante monumento storico di Roma. A partire dalla mappa dell’assedio di Roma del 537, che illustra la situazione della città nel periodo tardoimperiale, vedremo come le mura aureliane abbiano giocato un ruolo cruciale nel difendere la città per secoli. Questo sistema di difesa è rimasto sostanzialmente invariato fino a gran parte del Medioevo.
Una caratteristica interessante delle mura aureliane è che, in questo articolo, ho deciso di mantenere i nomi antichi delle porte di Roma, poiché i nomi moderni di molte di esse sono spesso diversi, come nel caso di Porta Flaminia, oggi conosciuta come Porta del Popolo.
Nel corso di questo viaggio virtuale, percorreremo un giro completo attorno alle mura, partendo da Porta Flaminia e procedendo in senso orario. In questo modo, ti guiderò alla scoperta delle principali porte e fortificazioni delle mura aureliane, esplorando la storia e l’evoluzione di queste imponenti strutture difensive.
Unico nel suo genere, questo articolo rappresenta il primo tentativo di riassumere in modo esaustivo l’intero sviluppo delle mura aureliane, dalle origini fino alla loro evoluzione nel tempo. Continua a leggere per scoprire tutti i dettagli storici e architettonici di questa straordinaria testimonianza del passato di Roma.
L’assedio di Roma del 537: un’analisi delle Mura Aureliane
Nel 537, durante l’assedio da parte dei Goti di Totila, la città di Roma si estendeva principalmente a est del Tevere. Di conseguenza, la gran parte della cerchia delle mura aureliane si trovava sulla sponda orientale del fiume, mentre solo il moderno quartiere di Trastevere era protetto da mura sul lato ovest del Tevere. Le mura aureliane di Roma erano dotate di 14 porte principali, oltre a numerosi ingressi minori, molte delle quali sono ancora oggi visibili, insieme alla gran parte del circuito murario costruito dall’imperatore Aureliano.
Le porte principali delle Mura Aureliane
A nord della città, lungo il Tevere, si trovava la Porta Flaminia (oggi Porta del Popolo), la prima delle principali porte del circuito. Procedendo in senso orario, le altre porte erano:
- Porta Pinciana
- Porta Salaria
- Porta Nomentana
Tra la Porta Nomentana e la Porta Tiburtina, a est della città, sorgeva l’abbandonato Castro Pretorio, l’antico accampamento dei pretoriani, le cui porte erano state chiuse al momento dell’assedio.
Porta Flaminia (oggi Porta del Popolo): Storia e Architettura
Porta del Popolo, un tempo conosciuta come Porta Flaminia, è una delle porte più iconiche delle mura aureliane e probabilmente la più importante in termini storici e simbolici. Nella foto qui sotto, puoi ammirare la vista esterna della porta, che si trova nella sezione settentrionale delle mura, vicino al Tevere.
L’importanza storica della Porta Flaminia
La Porta Flaminia si apriva proprio dove la via Flaminia, una delle strade più cruciali dell’antica Roma, usciva dalle mura. Durante il Medioevo, questa strada acquisì una notevole importanza, poiché collegava Roma con Ravenna e, di lì, con il resto dell’Europa. Questo la rese un passaggio fondamentale per i pellegrini e i viaggiatori diretti verso la capitale del Cristianesimo, e per questo motivo la porta Flaminia divenne il principale accesso alla città.
Nel corso dei secoli, intorno alla porta si sviluppò la maestosa Piazza del Popolo, che divenne uno degli ingressi più spettacolari e riconoscibili di Roma. Questo fu in gran parte dovuto all’importanza del sito come punto di arrivo per i pellegrini provenienti da tutta Europa.
La ricostruzione e il nome della Porta
Il nome attuale, Porta del Popolo, è legato alla storia della vicina chiesa di Santa Maria del Popolo, eretta nel 1099 da Papa Pasquale II con l’aiuto di una sottoscrizione popolare. La chiesa, che sorgeva proprio vicino alla porta, ha dato il nome alla piazza e alla porta stessa.
Oggi, la porta si trova circa un metro e mezzo più in alto rispetto al livello originario, a causa dei detriti trasportati dal Tevere durante le sue periodiche inondazioni e del lento sfaldamento della collina del Pincio. Questo ha reso necessaria la sopraelevazione della porta. La struttura che vediamo oggi fu ricostruita nel Cinquecento.
La facciata rinascimentale e l’influenza di Michelangelo
Nel 1562, Papa Pio IV commissionò la ristrutturazione della facciata della porta a Michelangelo. Tuttavia, l’incarico fu poi trasferito a Nanni di Baccio Bigio, che completò l’opera tra il 1562 e il 1565. La facciata si ispira chiaramente all’Arco di Tito, uno dei più celebri monumenti dell’antica Roma. Le colonne principali della facciata provengono dall’antica basilica di San Pietro, demolita per far spazio alla nuova basilica di San Pietro, quella che vediamo oggi.
Il ruolo strategico durante l’Assedio di Roma (537-538)
Durante l’Assedio di Roma del 537-538, la Porta Flaminia giocò un ruolo cruciale nella difesa della città. Il generale romano Belisario, comandante delle forze bizantine, decise di far murare la porta per evitare che fosse utilizzata dai nemici, poiché si trovava troppo vicina agli accampamenti gotici. L’assalto da parte dei Goti era imminente, e la posizione della porta la rendeva vulnerabile.
In una fase finale dell’assedio, Belisario colse di sorpresa i Goti. Nella notte, fece smurare la porta e, con un’operazione a sorpresa, riuscì a lanciare un attacco contro gli accampamenti nemici, facendo retrocedere i Goti e guadagnando un vantaggio decisivo.
Porta Pinciana: Storia e Significato nella Difesa di Roma
Porta Pinciana, situata sul colle Pincio a Roma, è stata testimone di alcuni dei combattimenti più intensi durante l’Assedio di Roma del 537-538. Questa porta, che fa parte delle mura aureliane, ha svolto un ruolo cruciale nella difesa della città, specialmente durante le fasi più critiche dell’assedio gotico.
Origini e Nome Storico
In origine, Porta Pinciana era conosciuta come Porta Salaria Vetus, poiché da qui si diramava la via Salaria, una delle vie più antiche di Roma. Questa strada, poco più avanti, si univa con la via Salaria Nova, creando un collegamento vitale per il traffico e le comunicazioni. Nel corso dei secoli, la porta acquisì anche il nome di “Porta Belisaria”, una denominazione popolare legata alla figura del generale bizantino Belisario.
Secondo la tradizione medievale, si narra che Belisario, ormai anziano e ridotto in miseria, si aggirasse vicino a questa porta, ma queste storie sono ritenute infondate. Tuttavia, è molto probabile che il nome derivi dal fatto che Belisario aveva il suo quartier generale nelle vicinanze, durante l’assedio del 537-538. Un famoso dipinto di Jacques-Louis David riprese questa leggenda, contribuendo ulteriormente a cementare il legame tra la porta e il generale.
L’Architettura e la Ricostruzione nel 403 d.C.
La Porta Pinciana fu restaurata e ampliata da Stilicone nel 403 d.C., nell’ambito delle opere di consolidamento e rinnovamento delle mura aureliane. Durante questo restauro, la porta venne ingrandita, e fu aggiunta una posterula di epoca aureliana, nonché le due torri laterali a base semicircolare. Con questa ristrutturazione, la Porta Pinciana acquisì una posizione strategica di grande importanza, passando da un semplice punto di passaggio a un nodo cruciale della difesa romana.
Il Ruolo Strategico durante l’Assedio di Roma
Il nome di Porta Pinciana è strettamente legato alla difesa di Roma nel 537-538, quando la città fu assediata dai Goti di Vitige. Le mura della città, in particolare nel tratto che va dal Muro Torto al Castro Pretorio, erano in cattivo stato e particolarmente vulnerabili. Qui si svolsero alcuni degli assalti più violenti contro la città, e fu nelle vicinanze della porta che il generale Belisario condusse una delle sue vittorie più celebri.
Nonostante la disparità numerica, con Belisario che comandava un esercito di solo poche migliaia di uomini contro circa 30.000 soldati goti, la battaglia si concluse con una vittoria romana, respingendo il tentativo di assalto dei Goti. È possibile che la presenza della croce greca incisa sul lato esterno dell’arco della porta faccia riferimento a questo episodio, simboleggiando la protezione divina e il successo della difesa.
L’aspetto attuale della Porta Pinciana
Porta Pinciana è una delle poche porte di Roma la cui struttura non è stata alterata pesantemente dai restauri moderni. Nonostante le modifiche architettoniche, l’aspetto originario della porta è rimasto sostanzialmente intatto, permettendo ai visitatori di vedere la stessa struttura che ha resistito nei secoli. Come appare nel ‘700, la porta ha conservato la sua solida imponenza e la sua funzione storica di accesso e difesa strategica.
Porta Salaria: Storia, Demolizione e Ruolo nell’Assedio di Roma
Porta Salaria, una delle storiche porte delle mura aureliane, è stata demolita nel 1921, ma la sua importanza storica rimane vivida. Nella prima immagine, puoi vedere com’era la porta nel Settecento; nella seconda immagine, il suo sito è ora occupato da Piazza Fiume, e i segni delle due torri circolari sono ancora visibili sull’asfalto.
La Demolizione e la Ricostruzione
La Porta Salaria venne demolita per la prima volta nel 1871, dopo la presa di Roma e la vicina Breccia di Porta Pia, che segnò la fine dello Stato Pontificio e l’ingresso delle truppe italiane nella capitale. Nonostante la sua demolizione, la porta fu ricostruita nel corso dell’Ottocento, ma venne definitivamente abbattuta nel 1921 per fare spazio alla crescente urbanizzazione della città. Oggi, al suo posto, si trova uno svincolo automobilistico che poco conserva del suo antico splendore.
Un Importante Punto di Accesso
La Porta Salaria era uno dei principali punti di accesso a Roma attraverso una delle vie consolari principali, la via Salaria, che collegava la capitale con la Sabina e le Marche, due territori fondamentali per lo Stato Pontificio. La sua posizione strategica la rendeva una porta vitale per il commercio e la difesa.
Il Sacco di Roma (410 d.C.)
Un evento che segnò la Porta Salaria nella storia fu l’ingresso del re visigoto Alarico I il 24 agosto 410 d.C., che da questa porta fece il suo ingresso trionfante nella città, dando inizio a quello che è noto come il Sacco di Roma. La città, già stremata dal terzo assedio in pochi anni, e abbandonata dal governo di Ravenna, non fu in grado di resistere al re visigoto, che, non riuscendo a trovare una soluzione diplomatica, mise a ferro e fuoco Roma, un evento che segnò profondamente la storia dell’Impero Romano.
Per ulteriori dettagli su questo episodio storico, puoi leggere il mio articolo sul Sacco di Roma qui o ascoltare il mio podcast numero 25 in basso.
L’Assedio di Roma del 537 e gli Accampamenti Gotici
Nel 537, durante l’assedio di Roma da parte dei Goti di Vitige, la Porta Salaria fu situata di fronte a uno degli accampamenti principali dell’esercito gotico. Il tratto di mura aureliane tra Porta Salaria e Porta Pinciana divenne teatro di uno degli assalti più decisi contro le truppe imperiali di Belisario, che resistevano all’assalto gotico. Nonostante la superiorità numerica degli assalitori, il tentativo di Vitige di abbattere le mura fu vano, e le forze romane riuscirono a respingere gli attacchi.
Scoperte Archeologiche sotto la Porta
Con la demolizione della Porta Salaria, vennero alla luce diversi monumenti funebri appartenenti al sepolcreto salario, un antico cimitero romano che era stato inglobato nella struttura della porta tardorinica. In particolare, sotto la torre orientale fu rinvenuto il sepolcro di Quinto Sulpicio Massimo, un ragazzo morto all’età di undici anni, che aveva ricevuto una corona al merito durante la terza edizione del Certamen Capitolino in lingua greca nel 94 d.C. Il suo epitaffio, inciso in greco e latino, fu scoperto sul cippo funebre che accompagnava la sua statua. Oggi, l’originale di questo prezioso reperto è esposto ai Musei Capitolini.
Porta Nomentana: Storia e Trasformazioni
Porta Nomentana, una delle porte delle mura aureliane di Roma, non esiste più: la sua posizione è stata murata nel ‘500 e successivamente sostituita dalla vicina Porta Pia. Sebbene non abbia avuto una vita particolarmente lunga, questa porta ha ricoperto un ruolo interessante nella storia della città, con una serie di trasformazioni che ne hanno segnato la fine.
Origini e Restauro sotto Stilicone
La Porta Nomentana fu originariamente costruita durante il regno dell’imperatore Aureliano nel III secolo. Tuttavia, come molte altre porte delle mura aureliane, subì un restauro significativo sotto l’imperatore Stilicone, durante il regno di Onorio (all’inizio del V secolo). Questo intervento fu effettuato in seguito alla prima invasione di Alarico in Italia, che evidenziò la necessità di rinforzare le difese di Roma.
Un’Arte Minore e una Strada Secondaria
Nonostante il restauro, la Porta Nomentana non era considerata una delle porte più imponenti o strategiche della città. La sua struttura era molto semplice, con stipiti in opera laterizia, un materiale che veniva solitamente utilizzato per le posterule, i passaggi secondari nelle mura. Inoltre, la strada che attraversava la porta, la via Nomentum (oggi Mentana), non era una delle principali arterie di comunicazione di Roma. La via Nomentum era infatti una variante secondaria della ben più importante via Salaria.
Nel corso della sua breve vita, la Porta Nomentana non subì modifiche significative, e ciò che rimane del suo aspetto è abbastanza vicino a come doveva essere all’inizio. Nonostante la sua semplicità, rappresenta un esempio interessante di architettura difensiva tardoromana, spesso trascurata rispetto ad altre porte più imponenti.
La Sostituzione con Porta Pia
Nel ‘500, la Porta Nomentana fu sostituita da Porta Pia, costruita da Papa Pio IV. La nuova porta, progettata da Michelangelo, venne eretta tra il 1561 e il 1565 e segnò un cambiamento nell’assetto urbanistico della zona. Con la costruzione di Porta Pia, la vecchia Porta Nomentana fu definitivamente chiusa.
La necessità di costruire Porta Pia emerse dalla nuova configurazione urbana del quartiere Nomentano, che richiedeva un ingresso più moderno e funzionale. Papa Pio IV decise di allargare una grande strada che collegasse le mura aureliane alla Piazza del Quirinale, seguendo il tracciato della via Alta Semita, una delle antiche vie di Roma.
Porta Pia e la Breccia di Porta Pia
Porta Pia, pur non essendo una delle porte originarie delle mura aureliane, divenne celebre per un motivo storico importante: il 20 settembre 1870, da questa breccia, i soldati italiani entrarono a Roma, ponendo fine al millenario dominio papale sulla città e riunificando Roma con il resto del neonato Stato Italiano. Questo evento segna la fine della questione romana e la completa integrazione di Roma nel nuovo stato.
Oggi, la Porta Pia è una delle porte più iconiche della città, ma la sua storia è strettamente legata alla caduta dello Stato Pontificio e alla modernizzazione della città sotto il regno dei Papi e dei re italiani.
Michelangelo e il Progetto della Porta Pia
Secondo quanto raccontato da Giorgio Vasari, Michelangelo presentò a Papa Pio IV tre progetti per la Porta Pia, tutti molto “stravaganti e bellissimi”. Tuttavia, il papa optò per la soluzione più semplice e economica, che fu anche la più pratica per rispondere alle esigenze urbanistiche del tempo. Il progetto finalizzato combinava estetica e funzionalità, unendo il talento architettonico di Michelangelo con la necessità di una porta che si inserisse armoniosamente nel contesto urbano di Roma.
Il dispiegamento dell’esercito gotico
Nel sud della città, oltre la Porta Tiburtina, si trovava la Porta Prenestina. La sezione delle mura tra la Porta Flaminia e la Porta Prenestina fu quella maggiormente presidiata dai Goti. Un distaccamento gotico, invece, fu posizionato ad ovest del fiume, nei prati di Nerone (oggi il quartiere Prati), non lontano dalla Tomba di Adriano (oggi Castel Sant’Angelo), che era già stata fortificata e fungeva da fortezza per sorvegliare i ponti sul Tevere, tra cui il Ponte Sant’Angelo.
A questo punto, la basilica di San Pietro, voluta dall’imperatore Costantino, si trovava all’ingresso della città, collegata a Roma da un lungo portico che costeggiava il fiume.
Il fallimento dell’assedio gotico
Nonostante un esercito di 30.000 uomini, i Goti non riuscirono a circondare completamente Roma, a causa delle enormi dimensioni delle mura aureliane. Il loro esercito fu diviso in sette accampamenti separati, ciascuno sotto il comando di un generale. Oltre all’accampamento a Trastevere, gli altri sei erano posizionati di fronte alle porte principali della città: Flaminia, Pinciana, Salaria, Nomentana, Tiburtina e Prenestina.
Le mura aureliane e la resistenza di Roma
L’assedio del 537 evidenziò la forza e l’efficacia del sistema difensivo delle mura aureliane, che continuò a proteggere Roma per secoli. La città, pur essendo circondata, non fu mai completamente sopraffatta, in parte grazie alla solidità del muro e alle fortificazioni che Aureliano fece costruire lungo il suo perimetro. Oggi, queste stesse mura continuano a raccontare la storia millenaria di Roma e del suo passato tumultuoso.
Le Porte Chiuse del Castro Pretorio: Storia e Rilievo Storico
Proseguendo nel nostro viaggio attraverso le porte di Roma, ci soffermiamo sulle porte del Castro Pretorio, l’antico accampamento dei pretoriani che faceva parte del circuito murario delle mura aureliane. Oggi, il Castro Pretorio è un sito di grande valore storico, che ospita ancora una caserma militare, la più antica al mondo, testimone di un passato ricco di eventi cruciali per la storia di Roma.
Il Castro Pretorio e i Pretoriani
I pretoriani furono la guardia imperiale di Roma, istituita da Augusto e rafforzata sotto il comando di Tiberio, che realizzò l’accampamento del Castro Pretorio in questa zona della città, ben prima della costruzione delle mura aureliane. I pretoriani giocarono un ruolo cruciale nella storia di Roma, in particolare come protezione dell’imperatore e come forza politica di grande influenza. Il Prefetto del pretorio, comandante della guardia, assunse nel tempo una posizione paragonabile a quella di un Primo Ministro, rivestendo compiti che andavano oltre quelli militari, spesso interferendo con le decisioni imperiali.
Nel 270 d.C., durante il regno dell’imperatore Aureliano, le mura aureliane vennero costruite, inglobando una parte del Castro Pretorio e tre delle quattro porte originali dell’accampamento. La quarta porta, quella che si apriva verso la città, venne preservata. Nel corso dei secoli successivi, il muro venne rialzato sotto Massenzio agli inizi del IV secolo, con l’aggiunta di piccole torri difensive. Ulteriori interventi furono effettuati sotto il generale Stilicone e, infine, sotto l’imperatore Giustiniano nel VI secolo.
La Porta Pretoriana
Nella prima immagine, possiamo vedere ciò che resta della Porta Pretoriana, situata a nord delle mura, a qualche centinaio di metri ad est di Porta Pia. La porta non è mai stata ufficialmente elencata tra le porte principali di Roma, e si ritiene che sia stata chiusa da Costantino dopo lo scioglimento della guardia pretoriana nel IV secolo. La struttura della porta sembra essere ad arco, con almeno tre finestre visibili nella parte superiore della porta. Queste finestre suggeriscono un aspetto precedente alla ristrutturazione delle porte voluta da Stilicone.
La Porta Clausa
La Porta Clausa (seconda immagine) è un’altra porta che faceva parte del Castro Pretorio. Questa porta fu murata in epoca imprecisata e oggi è praticamente nascosta all’altezza del civico 4-6 di via Monzambano. L’aspetto della porta è decisamente più tardo rispetto a quello della Porta Pretoriana, risalendo probabilmente al periodo di ristrutturazione delle mura voluta dall’imperatore Onorio.
La Principalis Dextra
Ad oriente del Castro Pretorio esisteva un’altra porta, la Principalis Dextra (terza immagine), ma la ricostruzione del suo aspetto è particolarmente difficile, poiché non ci sono testimonianze visive chiare della sua struttura. La porta probabilmente rivestiva una funzione difensiva significativa, ma il suo aspetto rimane avvolto nel mistero.
Porta Tiburtina: Storia e Evoluzione
Proseguiamo il nostro viaggio alla scoperta delle porte di Roma, concentrandoci sulla Porta Tiburtina, una delle porte storiche della città, che nel Medioevo assunse il nome di Porta San Lorenzo in onore della vicina chiesa di San Lorenzo fuori le mura. Oggi, la porta si trova a poca distanza dalla stazione Roma Termini, uno dei principali snodi ferroviari della capitale.
Origini della Porta Tiburtina
La storia della Porta Tiburtina inizia molto prima della costruzione delle mura aureliane. Nel 5 a.C., l’imperatore Augusto fece costruire un arco in questa zona, dove convergevano tre importanti acquedotti: l’Aqua Marcia, l’Aqua Iulia e l’Aqua Tepula. L’arco aveva una funzione pratica: consentire il passaggio degli acquedotti sopra la via Tiburtina-Valeria, la via consolare che collegava Roma a Tivoli (antica Tibur) e, proseguendo, arrivava a Alba Fucens (nell’attuale Abruzzo) e infine al porto romano di Ostia Aterni, l’odierna Pescara.
Questo arco di Augusto fu successivamente restaurato dagli imperatori Tito e Caracalla, e delle iscrizioni che ricordano questi interventi sono ancora visibili sull’arco stesso, come si può vedere nella foto in basso. Tra il 270 e il 275 d.C., durante il regno di Aureliano, l’arco fu incorporato nelle mura aureliane, un intervento che faceva parte della necessità dell’imperatore di creare rapidamente delle difese per la città.
L’aspetto attuale della Porta Tiburtina
L’aspetto odierno della Porta Tiburtina, visibile nell’immagine sopra, è in gran parte dovuto agli interventi di Stilicone nel V secolo. Come accaduto per altre porte di Roma, Stilicone restaurò e rinforzò le mura aureliane. Durante questo restauro, fu aggiunta una seconda struttura esterna alla porta, sulla cui sommità vennero praticate cinque piccole finestre che servivano per illuminare la camera di manovra della cancellata di chiusura. Questo doppio intervento architettonico ha conferito alla porta due aspetti distinti: uno più antico, di origine augustea, verso l’interno della città, e uno tardoantico, con torri e merli, sul lato esterno, che la rende particolarmente interessante dal punto di vista storico e architettonico.
La Porta Tiburtina durante gli assedi
La Porta Tiburtina ebbe un ruolo importante durante l’assedio di Roma nel 537-538 d.C., quando la città fu sotto attacco dai Goti. Un accampamento gotico si trovava nelle vicinanze, e la porta divenne un punto strategico durante gli scontri. Più tardi, nel 1347, la porta fu teatro della Battaglia di Porta San Lorenzo, uno degli episodi più significativi della rivolta di Cola di Rienzo contro la nobiltà romana. Il 20 novembre 1347, Cola di Rienzo ottenne una schiacciante vittoria contro i baroni romani, uccidendo Stefano Colonna il Giovane, comandante delle forze nobiliari.
L’aspetto nel XVII secolo
Come si può vedere nell’immagine in basso, la Porta Tiburtina nel XVII secolo appariva già come una struttura imponente e caratteristica, testimone delle diverse fasi storiche che ha attraversato.
Porta Prenestina (oggi Porta Maggiore): Storia e Evoluzione
Proseguendo il nostro percorso attraverso le porte di Roma, giungiamo alla Porta Prenestina, oggi conosciuta come Porta Maggiore. Questa è senza dubbio una delle porte più monumentali e straordinarie delle mura aureliane.
Origini e Costruzione dell’Arco di Claudio
La Porta Prenestina fu originariamente concepita come un enorme arco costruito dall’imperatore Claudio nel 1° secolo d.C.. Il suo scopo era quello di servire come punto di passaggio per gli acquedotti che portavano l’acqua alla città di Roma. Questo arco, uno dei più grandiosi dell’antichità, si trovava nel punto in cui otto degli undici acquedotti romani convergevano, fornendo un monumentale ingresso alla capitale. L’arco permetteva all’Acquedotto Claudio di scavalcare sia la Via Prenestina che la Via Labicana, due delle principali vie consolari che collegavano Roma con l’esterno, con i caratteristici due immensi archi che oggi possiamo ancora ammirare.
Successivamente, Porta Prenestina fu inglobata nelle mura aureliane nel 3° secolo d.C., durante l’ampliamento delle difese della città voluto dall’imperatore Aureliano. Questo intervento le conferì un aspetto più fortificato, che si unì alla sua precedente funzione di passaggio per l’acqua.
L’Incorporazione nelle Mura Aureliane e il Restauro di Stilicone
Nel corso dei secoli, Porta Prenestina subì modifiche e restauri significativi. In particolare, quando l’imperatore Stilicone (a cavallo tra il IV e il V secolo) si occupò della ristrutturazione delle mura aureliane, la porta fu completamente adattata alle nuove esigenze difensive. Durante questo periodo, la porta acquisì un aspetto decisamente più fortificato, con l’aggiunta di torri e rafforzamenti per garantire la difesa della città.
Nel restauro di Stilicone, una delle modifiche più significative fu l’inclusione di un monumento funerario preesistente: un’epigrafe trovata sulla porta ricorda la dedica a Stilicone, che fu così celebrato nonostante la sua damnatio memoriae (condanna alla damnazione della memoria) successiva alla sua morte nel 408 d.C. L’epigrafe recita:
“Il Senato e il Popolo di Roma apposero per gli Imperatori Cesari Nostri Signori e principi invittissimi Arcadio e Onorio, vittoriosi e trionfanti, sempre augusti, per celebrare la restaurazione delle mura, porte e torri della Città Eterna, dopo la rimozione di grandi quantità di detriti. Dietro suggerimento del distinto e illustre soldato e comandante di entrambe le forze armate, Flavio Stilicone, le loro statue vennero erette a perpetuo ricordo del loro nome.”
Questa dedica è un importante indizio della visione unitaria dell’Impero all’inizio del V secolo, dove Arcadio e Onorio erano visti come co-imperatori, nonostante la crescente divisione dell’Impero Romano.
Monumento Funerario e Restauri Successivi
Un aspetto interessante della Porta Maggiore è la presenza di un monumento funerario preesistente, che fu inglobato nella struttura della porta durante i lavori di restauro. Il monumento, risalente all’epoca repubblicana, fu dedicato a Eurisice, un ricco fornaio romano. La tomba presenta dei caratteristici buchi circolari, simbolo della dose di grano che Eurisice desiderava fosse ricordata nella sua sepoltura.
L’aspetto odierno della Porta Maggiore
Nell’immagine in alto, si vede la Porta Maggiore dall’interno della città, con la grande struttura ad arco che spicca sopra l’orizzonte. Nella seconda foto, l’ingresso è visibile dall’esterno, mostrando la maestosa dedica a Stilicone che ricorda la sua fondamentale opera di restauro e rinnovamento delle difese romane. Come si può notare, la porta è un perfetto esempio di come i monumenti romani possano essere trasformati e adattati nel corso dei secoli, mantenendo tuttavia una forte carica simbolica.
Nel XVIII secolo, la porta assunse l’aspetto fortificato che vediamo oggi, caratterizzato da aperture strette e torri imponenti, che ricordano l’intervento di Stilicone per rendere la struttura più difensiva.
Anfiteatro Castrense: Un’Antica Arena Romana tra Storia e Mura Aureliane
Mentre il Colosseo è l’anfiteatro più celebre di Roma, esiste un altro esempio di arena antica che merita attenzione: l’Anfiteatro Castrense. Questo monumento, spesso dimenticato, è oggi integrato nelle mura aureliane, tra Porta Prenestina e Porta Asinaria, ma la sua storia è altrettanto affascinante.
Un Anfiteatro “di Corte” e il Palazzo Sessoriano
L’Anfiteatro Castrense fu costruito durante il regno di Eliogabalo (218-222 d.C.), un imperatore di origini siriane noto per la sua stravaganza e per il culto del dio-sole El-Gabal. Questo anfiteatro, inizialmente destinato ad uso esclusivo della corte imperiale, era legato al Palazzo Sessoriano (o Sessorium), una residenza imperiale che occupava un’area molto ampia dell’attuale zona di Santa Croce in Gerusalemme. Il palazzo fu anche la residenza di Elena, madre dell’imperatore Costantino, e un centro di potere per molti anni.
La posizione strategica dell’anfiteatro, vicino agli accampamenti militari, lo rendeva un luogo ideale per esercitazioni e spettacoli. Publio Vettore, uno storico romano, suggerisce che fosse utilizzato per allenare i soldati, in particolare i pretoriani, facendoli combattere contro le fiere. Allo stesso tempo, gli spettacoli erano anche un mezzo per intrattenere la corte imperiale, creando un legame simbolico tra l’esercito e l’élite al potere.
Caratteristiche e Forma dell’Anfiteatro
Come la maggior parte degli anfiteatri romani, l’Anfiteatro Castrense presentava una pianta ellittica. Le sue dimensioni erano 88 metri di lunghezza per 75,8 metri di larghezza, con una capienza che non è stata completamente documentata ma che si ritiene fosse abbastanza ampia per ospitare un buon numero di spettatori. La sua costruzione seguiva il modello classico degli anfiteatri, destinati a ospitare non solo combattimenti tra gladiatori, ma anche simulazioni di battaglie e, in alcuni casi, esibizioni militari.
L’Incorporazione nelle Mura Aureliane
Quando l’imperatore Aureliano ordinò la costruzione delle mura aureliane nel 270 d.C. per difendere Roma dalle incursioni barbariche, l’Anfiteatro Castrense fu incorporato nel circuito delle mura. L’anfiteatro fu tagliato a metà, con la parte esterna utilizzata come bastione avanzato della fortificazione. Gli archi della facciata furono tamponati, trasformando l’edificio in una struttura difensiva che contribuisce a rinforzare le mura. Durante la guerra gotica (537-538 d.C.), questo tratto delle mura e dell’anfiteatro fu teatro di alcuni dei combattimenti più duri dell’assedio di Roma.
Nel corso dei secoli, l’anfiteatro perse la sua funzione originale. I due ordini superiori furono distrutti per ordine di Papa Paolo IV nel XVI secolo. La struttura rimasta fu successivamente inglobata e trasformata, in gran parte, in una fortificazione. Oggi, solo metà dell’anfiteatro sopravvive all’interno delle mura, visibile solo in parte nei giardini e orti del vicino monastero di Santa Croce in Gerusalemme.
Un Monumento Non Visitabile
Sebbene l’Anfiteatro Castrense sia un importante esempio di architettura romana e di fortificazione medievale, non è visitabile. L’area che lo circonda fa parte degli orti del monastero di Santa Croce in Gerusalemme, che impedisce l’accesso pubblico alla struttura. Nonostante ciò, le rovine dell’anfiteatro sono un’importante testimonianza di come gli imperatori romani riuscissero a integrare funzioni civili, militari e difensive all’interno della stessa città.
Porta Asinaria: Una Porta Storica tra Belisario e Totila
La Porta Asinaria è una delle porte più monumentali e storiche di Roma, situata vicino a Porta San Giovanni. Costruita tra il 270 e il 273 d.C. durante il regno dell’imperatore Aureliano, questa porta fa parte del circuito difensivo delle mura aureliane, realizzate per proteggere la città dalle incursioni barbariche. Sebbene inizialmente fosse una posterula, ovvero una piccola porta secondaria, la sua importanza aumentò rapidamente, trasformandola in una delle principali vie di accesso alla città.
La Trasformazione in Porta Monumentale
Nel corso degli anni, soprattutto grazie a Aureliano e forse anche a Massenzio, la Porta Asinaria subì una trasformazione significativa. Da semplice passaggio, divenne una porta principale, con la costruzione di torri cilindriche alte circa 20 metri, che la rendevano ancora più imponente. Queste torri avevano una funzione difensiva e di avvistamento, e furono dotate di aperture per le balestre. Inoltre, l’arco della porta venne ricoperto di travertino, un materiale resistente, per rafforzare la struttura.
La posizione della porta, nella zona sud-est di Roma, divenne strategica per la protezione della città, specialmente considerando che l’area tra Porta Metronia e Porta Prenestina (oggi Porta Maggiore) non era sufficientemente sicura. La porta rappresentava così un accesso fondamentale per chi cercava di entrare o uscire da Roma, sia in tempo di pace che di guerra.
Gli Eventi Storici Legati a Porta Asinaria
Nel corso dei secoli, la Porta Asinaria fu teatro di alcuni eventi storici cruciali. Belisario, il generale bizantino al servizio dell’Imperatore Giustiniano, entrò a Roma il 9 dicembre 536 dalla Porta Asinaria, durante l’assedio di Roma da parte dei Goti. I Goti, sotto il comando di Vitige, stavano cercando di conquistare la città, ma furono costretti a ritirarsi, e Belisario riuscì a riconquistarla per l’Impero Romano d’Oriente. Questo episodio è uno dei momenti chiave nella guerra gotica che segnò il destino di Roma.
Dieci anni dopo, il 17 dicembre 546, fu invece Totila, il re dei Goti, a entrare in Roma dalla Porta Asinaria, riconquistando la città per il regno degli Ostrogoti. Questo evento segnò un altro capitolo della lunga lotta per il controllo della capitale. Tuttavia, la città fu nuovamente riconquistata dai Bizantini nel 553 grazie all’intervento di Narsete, che stabilì il suo quartier generale nel Palatino, ponendo fine al dominio gotico.
La Chiusura della Porta Asinaria
Con il passare dei secoli, la Porta Asinaria perse progressivamente la sua importanza. La zona circostante subì vari cambiamenti, e con l’innalzamento del livello stradale, la porta divenne quasi inagibile. Inoltre, la vicina Porta San Giovanni, inaugurata nel 1574, prese il posto della Porta Asinaria come principale via di accesso alla città, facilitando il traffico verso il sud Italia. Questo cambiamento decretò la chiusura definitiva della Porta Asinaria.
Oggi, la Porta Asinaria rimane un’importante testimonianza della Roma antica e della sua storia militare. Sebbene non sia più in funzione, la sua imponente struttura e il suo legame con eventi storici cruciali per la città continuano a rendere questa porta un simbolo della Roma tardo-antica e medievale.
La Porta Asinaria, con le sue torri monumentali e la sua posizione strategica, è una delle porte più affascinanti di Roma. Seppur oggi chiusa e meno visibile a causa della modernizzazione dell’area circostante, continua a raccontare storie di guerre, conquiste e riconquiste che hanno segnato la storia della città eterna. La sua importanza storica e architettonica la rende una parte fondamentale della Roma antica, testimoniando come le mura aureliane abbiano giocato un ruolo cruciale nella difesa della città contro le invasioni barbariche.
Porta Metronia: Una Porta Minore con una Storia Curiosa
La Porta Metronia è una delle porte meno conosciute di Roma, ma la sua storia è interessante per le particolarità architettoniche e gli eventi storici che l’hanno coinvolta. Oggi, sebbene la porta sia murata e non visibile nella sua interezza, la zona che la ospita è ancora ricca di tracce del passato. La Porta Metronia rappresenta un esempio di porta posterula — un passaggio secondario e difensivo — ma con alcune caratteristiche che la distinguono dalle altre porte delle mura aureliane.
La Struttura e la Funzione
La porta fu originariamente costruita come una posterula, una porta di piccole dimensioni destinata a sortite o a usi di tipo militare, come permettere alle truppe di uscire velocemente dalla città senza aprire una porta principale. La Porta Metronia aveva una funzione tattica e si trovava all’interno di una torre difensiva che sporgeva verso l’interno della città. Un aspetto che la rende interessante è proprio la sua posizione nascosta: la torre, infatti, rendeva la porta più discreta e difficile da individuare, una caratteristica rara per le porte di Roma, che generalmente erano visibili e progettate per essere punti di passaggio significativi.
Oggi, l’unica parte visibile della porta è l’arco, perché il livello stradale attuale è più alto rispetto a quello dell’antichità, coprendo gran parte della struttura. La porta stessa, murata e in gran parte nascosta, si trova tra le moderne aperture che sono state realizzate nel XX secolo.
Il Nome “Metronia”
La porta prende il nome da Metrobius, un individuo che aveva grandi possedimenti nella zona circostante. Nonostante la porta sia piccola e meno conosciuta rispetto ad altre porte monumentali di Roma, il nome “Metronia” ha resistito nei secoli, e la zona che la circonda è stata sempre abitata e vissuta in diversi periodi storici.
Le Lapidi Medievali e la Storia di Restauro
Una delle caratteristiche più affascinanti della Porta Metronia sono le due lapidi che si trovano nel versante interno della torre, subito sopra la porta murata. La lapide di sinistra, risalente al 1157, è particolarmente significativa. Essa ricorda i lavori di restauro che furono compiuti durante il periodo della guerra tra il Comune di Roma (guidato da Arnaldo da Brescia) e il Papato. La lapide fa riferimento agli interventi eseguiti dal Popolo e dal Senato Romano, che, in un periodo di conflitto politico e sociale, cercarono di migliorare e difendere la città, rafforzando le strutture difensive, tra cui la Porta Metronia.
La Chiusura della Porta e la “Marrana”
Un altro momento importante nella storia della Porta Metronia riguarda la sua chiusura, che sembra risalire al 1122, durante il pontificato di Papa Callisto II. La decisione di murare la porta fu presa per dedicare l’area al passaggio dell’“Acqua Mariana”, un corso d’acqua proveniente dall’attuale Grottaferrata. Questo canale si univa al fiumiciattolo del Laterano, noto per le sue acque ricche di minerali ferrosi, che alimentavano la zona tra Porta Asinaria e Porta Metronia, chiamata anche la zona della Ferratella.
Il termine “Marrana” è ancora oggi associato a zone paludose o a corsi d’acqua semi-stagnanti. Questo nome è particolarmente significativo per la storia della zona, poiché nel 1601, un’epidemia legata all’insalubrità della zona paludosa colpì Roma, innescando una crisi sanitaria.
Una Vista Storica: L’Incisione del XVII Secolo
Una incisione del XVII secolo mostra la Porta Metronia chiusa e la caratteristica inferriata posta sul canale della Marrana, che univa il corso d’acqua all’antico sistema idrico romano. Quest’immagine storica ci offre una visione di come la zona si presentava prima delle modifiche moderne e delle ristrutturazioni.
La Porta Metronia non è una delle porte più celebri o imponenti di Roma, ma la sua storia e la funzione difensiva la rendono un elemento affascinante nel contesto delle mura aureliane. Le sue caratteristiche uniche, come la torre difensiva e il suo uso come posterula, insieme alla storia medievale e alla connessione con l’Acqua Mariana, aggiungono un valore storico e architettonico importante.
Oggi, sebbene la porta sia murata e visibile solo in parte, la sua storia continua a vivere attraverso le lapidi medievali, le ristrutturazioni papali e l’influenza del sistema idrico che attraversava questa zona di Roma. La Porta Metronia rimane un esempio affascinante della città antica che si intreccia con la storia medievale, un angolo nascosto ma fondamentale della Roma tardo-antica e medievale.
Porta Latina: La Porta di Via Latina
Situata a sud-est di Roma, la Porta Latina è una delle porte antiche che ancora si staglia imponente nelle mura aureliane, sebbene sia oggi circondata da una selva di cartelli stradali che nascondono in parte la sua bellezza storica. La via Latina, che prende il nome da questa porta, rappresentava una delle principali vie di comunicazione tra Roma e il Sud Italia, attraversando le regioni del Lazio e della Campania. Oggi la via Latina corre parallela all’autostrada A1, ma storicamente la sua importanza era secondaria solo alla via Appia fino al Medioevo, quando la via Appia, a causa della paludificazione delle paludi pontine, perse parte della sua rilevanza, e la via Latina divenne la via principale per collegare Roma con Napoli.
La Struttura della Porta Latina
La Porta Latina è una delle porte meno modificate rispetto ad altre strutture difensive di Roma, ma ha subito alcune trasformazioni nel corso dei secoli. La porta originaria, che risale alla costruzione delle mura aureliane tra il 270 e il 273 d.C., era una porta a una sola arcata. Tuttavia, durante la ristrutturazione delle mura effettuata sotto Stilicone (401-403 d.C.), la porta fu ridotta nelle dimensioni, rendendola più adatta a scopi difensivi. La larghezza originale di circa 4,20 m fu ridotta a 3,73 m, e l’altezza a 5,65 m. Stilicone, che aveva il compito di rafforzare le difese di Roma in un periodo di crescente instabilità, ordinò anche il rifacimento della facciata in travertino, un materiale duraturo e tipico delle costruzioni romane.
Le Modifiche a Stilicone
Oltre alla riduzione delle dimensioni della porta, Stilicone aggiunse una serie di finestre ad arco nella facciata, cinque per l’esattezza. Queste finestre, però, vennero chiuse nel VI secolo, probabilmente a causa dell’evoluzione delle tecniche difensive e della necessità di una protezione più robusta. Le finestre originariamente servivano ad illuminare la camera di manovra della porta, accessibile da una piccola porticina situata sul lato interno della torre di destra.
Un’altra caratteristica interessante della Porta Latina è la sua chiusura a saracinesca esterna, mentre quella interna era dotata di due battenti. Queste misure permettevano di regolare l’accesso in modo più sicuro, specialmente durante le situazioni di conflitto. All’interno della porta, esisteva anche un cortile fortificato, ma questo non è più visibile oggi.
Porta Appia: Il Monumentale Ingresso alla Via Appia
La Porta Appia, oggi conosciuta come Porta San Sebastiano, era la porta che apriva sulla via Appia, una delle strade più famose e importanti dell’antica Roma, spesso definita “regina viarum”, la regina delle strade romane. La via Appia collegava Roma al Sud Italia, passando per Terracina, e continuava fino a raggiungere Brindisi, il porto da cui partivano le rotte verso la Grecia e l’Oriente.
La Porta Aureliana e gli Interventi di Massenzio e Stilicone
La Porta Appia fu costruita sotto Aureliano tra il 275 d.C. come parte della fortificazione difensiva della città. La struttura originaria prevedeva un’apertura con due fornici sormontati da finestre ad arco, ed era fiancheggiata da due torri semicilindriche. La facciata della porta era ricoperta di travertino, che le conferiva un aspetto imponente e resistente.
Nel IV secolo, l’imperatore Massenzio intervenne sulla struttura, rialzando le torri e potenziando i camminamenti sopra di esse. Durante questo periodo, la Porta Appia divenne una delle principali porte d’accesso alla città, con una funzionalità tanto difensiva quanto simbolica.
Tuttavia, fu sotto Stilicone, comandante militare di Roma all’inizio del V secolo, che la porta subì un altro importante restauro, volto a renderla ancora più sicura e difendibile. Le aperture della porta furono ridotte a una sola, con l’adozione di torri più robuste, rinforzate da strutture rettangolari. Fu in questa fase che il camminamento merlato venne aggiunto tra le torri, e l’area circostante fu fortificata ulteriormente con una controporta interna.
Un particolare interessante è il collegamento tra la Porta Appia e l’Arco di Druso, un arco di acquedotto che passava sopra la via Appia, alimentando le Terme di Caracalla. Questo arco fu integrato con le mura e la porta, formando una sorta di castello fortificato che rafforzava ulteriormente la difesa della città. La marmorazione delle torri, visibile in alcune parti della porta, era un’ulteriore misura di protezione e abbellimento.
Il Parcheggio di Scambio e la Vita Quotidiana
Un aspetto curioso della Porta Appia riguarda l’esistenza di un’area adibita a “parcheggio di scambio” vicino alla porta, dove i mezzi di trasporto privati venivano lasciati prima di entrare in città. Questo tipo di parcheggio era utilizzato soprattutto da coloro che viaggiavano in città e da chi entrava a Roma per affari o per ragioni religiose. È interessante notare che anche i membri della casa imperiale erano tenuti a rispettare questa regola, e i loro veicoli venivano parcheggiati in un’area apposita chiamata mutatorium Caesaris, situata poco prima della porta, lungo la via Appia.
Il Museo delle Mura
Oggi, le torri della Porta Appia ospitano il Museo delle Mura, che documenta la storia delle mura aureliane e delle loro porte. Il museo offre una vista dettagliata delle tecniche di costruzione e dei vari restyling che le mura e le porte subirono nel corso dei secoli. Tra le esposizioni, ci sono anche modelli in scala delle mura e delle porte, che permettono ai visitatori di comprendere meglio l’evoluzione difensiva di Roma dalle sue origini tardo-antiche fino al Medioevo.
Porta Ardeatina: Una Porta di Servizio e il suo Passato
La Porta Ardeatina, situata tra la Porta Appia (oggi Porta San Sebastiano) e la Porta Ostiense (oggi Porta San Paolo), è una delle porte minori che fa parte del sistema di difesa delle mura aureliane. Inizialmente concepita come una posterula, cioè una piccola porta di servizio destinata a sortite in caso di assedio, la Porta Ardeatina rappresenta un esempio interessante di architettura difensiva romana, con la sua struttura sobria e funzionale.
La Storia e la Struttura della Porta Ardeatina
La Porta Ardeatina fu probabilmente costruita intorno al 270-273 d.C., durante il regno dell’imperatore Aureliano, che commissionò la costruzione delle mura aureliane. La sua funzione principale era quella di permettere uscite rapide dalla città per le truppe romane in caso di necessità, come attacchi nemici o incursioni. Essendo una posterula, la porta non aveva la grandezza né le difese delle porte principali, ma era comunque una struttura protetta.
Nel VII secolo, la Porta Ardeatina sembrò perdere importanza e fu chiusa, come testimoniano le fonti medievali. Già nell’VIII secolo, infatti, la porta non veniva più citata. Il suo aspetto originario è in gran parte perduto, ma la struttura che vediamo oggi conserva alcuni tratti significativi.
Caratteristiche Architettoniche
Una delle peculiarità di questa porta è la sua posizione e l’integrazione con il muro di cinta. Sebbene priva di torri difensive, la porta presenta una sporgenza del muro, che funge da piccolo bastione per migliorare la protezione della città. Inoltre, nella zona della porta, è possibile osservare un tratto di strada lastricata romana, dove i segni lasciati dal traffico dei carri sono ancora visibili, a testimonianza dell’intensa attività commerciale e di trasporto che caratterizzava la via che passava da questa porta.
Nel 401-403 d.C., come per molte altre porte di Roma, la Porta Ardeatina venne ristrutturata da Stilicone per motivi difensivi. Stilicone, il generale romano che guidò le difese dell’Impero durante il periodo delle incursioni barbariche, è noto per aver rafforzato le mura e le porte della città, adattandole alle nuove necessità. La ristrutturazione comportò, probabilmente, la promozione della porta a una porta principale, sebbene la sua apertura fosse ancora ad un solo fornice. Stilicone inserì anche la tipica lapide commemorativa che ricordava gli interventi di restauro sulle porte.
Un’altra caratteristica interessante della Porta Ardeatina è la presenza di una tomba romana inglobata nel muro della porta, in linea con il progetto di Aureliano di riutilizzare strutture preesistenti per risparmiare risorse e accelerare i tempi di costruzione delle mura.
Porta Ostiense (Porta San Paolo): Un’Antica Porta del Commercio
La Porta Ostiense, che oggi è più comunemente conosciuta come Porta San Paolo, è una delle porte più famose di Roma, soprattutto per la sua posizione vicino alla storica Basilica di San Paolo Fuori le Mura. La porta, che si trovava sulla via Ostiense, una delle principali strade romane che collegavano Roma al porto di Ostia, aveva una funzione fondamentale per il commercio tra la capitale e il porto. La via Ostiense era infatti la via che portava a Ostia, il principale porto marittimo di Roma, da cui transitavano merci cruciali per l’approvvigionamento della città.
La Doppia Porta e la Piramide Cestia
Una caratteristica unica della Porta Ostiense era la sua doppia apertura, che passava ai lati della Piramide Cestia. Questa piramide, costruita nel I secolo a.C. come tomba di un ricco aristocratico egizio, fungeva da barriera visiva e strutturale, dividendo la porta in due ingressi distinti.
Il fornice destro portava al vicus Portae Radusculaneae, che proseguiva verso l’Aventino, mentre il fornice sinistro conduceva alla vera e propria via Ostiense, il principale accesso commerciale verso Ostia e i magazzini della Marmorata, una zona lungo il Tevere. La doppia apertura era necessaria a causa dell’intenso traffico che attraversava la porta, in particolare per il commercio legato al porto.
Le Modifiche di Stilicone
Nel V secolo, con la diminuzione dell’importanza della via Ostiense a causa dell’ascesa di nuovi porti come Fiumicino, la Porta Ostiense subì alcune modifiche significative. Stilicone, in un periodo di crescente minaccia da parte delle invasioni barbariche, ordinò che la doppia porta fosse ridotta a un’unica arcata. La parte centrale venne demolita, e la nuova porta fu costruita a circa un metro più alta rispetto alla precedente, con una singola apertura per facilitare la difesa della città.
Questa ristrutturazione faceva parte di un più ampio programma di potenziamento difensivo delle mura e delle porte romane, che includeva finestre difensive sopra la porta, l’elevazione delle torri e l’uso di pietra per rinforzare la struttura.
L’Importanza Storica della Porta Ostiense
Oggi, la Porta Ostiense è famosa non solo per la sua posizione strategica e la vicinanza alla Basilica di San Paolo, ma anche per il suo significato storico come uno dei principali ingressi alla Roma antica. La porta è anche il punto di partenza di una serie di tour archeologici che esplorano il quartiere Ostiense, una zona ricca di testimonianze storiche, tra cui la Piramide Cestia e il Cimitero Acattolico, dove sono sepolti molti artisti e scrittori stranieri.
Porta Portuensis e Porta San Pancrazio: Due Vie d’Accesso a Roma
Porta Portuensis: L’Accesso al Porto di Roma
La Porta Portuensis, oggi conosciuta come Porta Portese, è un’importante testimonianza della storia delle mura aureliane e della crescita commerciale di Roma durante il tardo impero. Nel corso dei secoli, la porta ha cambiato funzione e posizione, ma la sua storia rimane legata a una delle arterie commerciali più vitali dell’antica Roma.
La Porta e il Porto di Roma
Nel tardo impero romano, la Porta Portuensis divenne la principale via di accesso al porto di Roma, noto come Portus, che era situato nei pressi dell’odierno Fiumicino. Questo porto, costruito sotto l’imperatore Claudio nel I secolo d.C., aveva sostituito Ostia come il principale scalo commerciale della città, grazie alle sue dimensioni maggiori e alla sua posizione strategica. Porta Portuensis, quindi, era una porta di grande importanza per il commercio, collegando Roma direttamente con le rotte marittime.
Nel XVII secolo, però, la zona fu soggetta a significativi cambiamenti urbanistici. La costruzione delle Mura Gianicolensi volute da Papa Urbano VIII nel 1643 portò alla distruzione della sezione delle mura aureliane che includeva la Porta Portuensis. Questa fu sostituita dalla Porta Portese, una porta più recente che si trova più a sud rispetto alla sua predecessora. Oggi, Porta Portese è famosa per il suo mercato delle pulci, ma le origini della porta risalgono all’antico sistema difensivo di Roma.
Mura Aureliane e Mura Gianicolensi
Le Mura Aureliane, costruite tra il 270 e il 273 d.C. per difendere Roma dalle invasioni barbariche, segnavano i confini della città. La Porta Portuensis faceva parte di queste mura e serviva come una delle principali vie di accesso verso Portus. Con la costruzione delle Mura Gianicolensi, che ampliavano la difesa sul Gianicolo, le porte lungo il fiume Tevere vennero riorganizzate e, come detto, Porta Portuensis fu abbattuta. La Porta Portese che vediamo oggi, dunque, non è l’originale porta delle mura aureliane, ma una ristrutturazione successiva che, pur mantenendo il nome, ha un’origine diversa.
Porta San Pancrazio: La Porta Aurelia Vetus
A differenza della Porta Portuensis, che venne demolita nel XVII secolo, la Porta San Pancrazio è ancora una delle porte originali delle Mura Aureliane e rappresenta un importante esempio di come la città si è difesa nel corso dei secoli. Originariamente chiamata Porta Aurelia Vetus, questa porta si trovava in cima al Gianicolo, la collina che domina la zona di Trastevere, ed era una delle tre porte trasteverine.
La Via Aurelia Vetus e l’Importanza Strategica
La Via Aurelia Vetus, che usciva dalla città attraverso Porta San Pancrazio, collegava Roma con la costa tirrenica e proseguiva verso Pisa e Genova. La porta si trovava in una posizione strategica sul Gianicolo, e la sua posizione elevata le conferiva una grande importanza difensiva, poiché da qui si poteva monitorare l’accesso alla città e il traffico lungo la via Aurelia.
Nel VI secolo, la porta acquisì il nome di Porta San Pancrazio in onore del martire cristiano San Pancrazio, la cui tomba si trovava nelle vicinanze. La porta era già un punto nevralgico, anche perché vicino a essa passavano due importanti acquedotti romani: l’Aqua Traiana e l’Aqua Alsietina. Questi acquedotti rifornivano la città di acqua potabile e alimentavano anche un sistema di mulini che sfruttavano la naturale pendenza del Gianicolo.
L’Assedio di Roma e l’Intervento di Belisario
Nel contesto della difesa della città, un episodio cruciale si verificò durante l’assedio di Roma da parte dei Goti nel 537-538. Durante questo assedio, il generale bizantino Belisario ordinò il blocco degli acquedotti per impedire che i Goti potessero sfruttarli per entrare in città. I segni di questo blocco sono stati rinvenuti in scavi archeologici, e questo episodio dimostra l’importanza strategica di Porta San Pancrazio e del sistema idrico della città.
Porta San Pancrazio Oggi
Oggi, Porta San Pancrazio è ancora in piedi e rappresenta una delle porte più affascinanti di Roma, con una vista panoramica sulla città. La sua struttura originale è in gran parte conservata, e il sito è uno dei punti di riferimento storici di Trastevere. In contrasto con le altre porte che sono state ristrutturate o distrutte, Porta San Pancrazio ha mantenuto il suo ruolo di ingresso storico, anche se il traffico che una volta passava attraverso di essa è oggi sostituito da moderni collegamenti stradali.
Le Porte di Roma: Porta Settimiana e Porta Cornelia (o Aurelia Nova)
Porta Settimiana: Un Passaggio Sulle Mura Aureliane
La Porta Settimiana è una delle porte storiche delle mura aureliane di Roma, situata al vertice settentrionale della città, vicino alla zona del Colle Vaticano. Questa porta si inserisce in un particolare triangolo murario che le mura aureliane formavano quando si arrampicavano lungo il Gianicolo, per racchiudere l’area di Trastevere. Sebbene oggi si trovi all’interno delle Mura Gianicolensi e non abbia più un ruolo difensivo, la sua storia è interessante per vari motivi.
Origine del Nome e Funzione Storica
Il nome “Settimiana” ha suscitato diverse ipotesi. Una delle teorie suggerisce che il nome derivi dal latino “septentrio”, che significa “settentrionale”, in riferimento alla posizione della porta vicino al Tempio di Giano, divinità romana che presiedeva le porte e i passaggi. Un’altra teoria suggerisce che la porta fosse legata all’imperatore Settimio Severo e ai suoi legami con la zona, forse attraverso una struttura monumentale come un arco di acquedotto che portava l’acqua alle sue terme o agli Horti Getae, i giardini del suo figlio Publio Settimio Geta.
Posizione e Ruolo nel XVII Secolo
Nel XVII secolo, la Porta Settimiana aveva ormai perso il suo ruolo difensivo, poiché le Mura Gianicolensi, erette da Papa Urbano VIII, avevano inglobato l’antica porta nelle nuove mura difensive. La Porta Settimiana si trovava all’inizio dell’odierna via della Lungara, che collega Trastevere con San Pietro e che viene anche definita la “via sacra” per la sua importanza storica. La porta, pur essendo scomparsa come struttura visibile, ha lasciato un’impronta storica importante nell’urbanistica di Roma, soprattutto per la sua vicinanza a luoghi significativi come il Vaticano.
Porta Cornelia (o Aurelia Nova): L’Accesso Verso il Vaticano e Oltre
La Porta Cornelia, anche conosciuta come Porta Aurelia Nova, era un’altra porta importante delle Mura Aureliane, situata sul lato Trasteverino del Tevere. Questa porta era di fondamentale importanza perché dava accesso al Ponte Elio (oggi Ponte Sant’Angelo) e alla Via Cornelia, che portava al Vaticano e oltre, collegando Roma con il nord Italia.
Storia e Funzione
Originariamente, la Porta Cornelia si trovava sulla sponda sinistra del Tevere, e il ponte che ne derivava, il Ponte Elio, è stato un accesso strategico per il traffico che andava verso la zona del Vaticano e verso il nord della città. Con l’inizio della costruzione della Basilica di San Pietro nel IV secolo, l’area intorno alla porta acquisì un’importanza religiosa, con un porticato che la collegava direttamente alla basilica, passando sotto il Mausoleo di Adriano.
Nel periodo di Onorio e Stilicone, il Mausoleo di Adriano fu fortificato, e la porta venne trasferita sulla sponda destra del Tevere, per essere inglobata nelle nuove fortificazioni. Durante questo periodo, la porta venne anche conosciuta come la Porta Aurelia (per la vicinanza al Mausoleo di Adriano, sede della gens Aurelia), ma nel corso del tempo il nome “Aurelia” si è confuso con un’altra porta di Roma, l’attuale Porta San Pancrazio, da cui partiva la Via Aurelia Vetus.
Scomparsa e Influenza sulla Topografia di Roma
La Porta Cornelia ha subito una trasformazione significativa con la costruzione delle Mura Leonine, volute da Papa Leone IV nel IX secolo, che inglobarono gran parte dell’area, compresa la porta stessa. Nonostante sia stata demolita, la sua posizione e la sua storia sono ancora ben documentate nelle fonti storiche, che la citano in relazione al Mausoleo di Adriano, e all’epoca di Alarico, quando le mura furono riorganizzate in seguito agli assedi barbarici.
L’Eredità di Porta Settimiana e Porta Cornelia
Le storie della Porta Settimiana e della Porta Cornelia riflettono le trasformazioni urbanistiche e difensive che Roma ha subito nel corso dei secoli. Entrambe le porte si trovano in contesti cruciali della città: la Porta Settimiana nel cuore di Trastevere, vicino al Vaticano, e la Porta Cornelia nell’area che ha visto la nascita e lo sviluppo del Vaticano come centro religioso. Sebbene entrambe le porte siano ormai scomparse o inglobate in nuove fortificazioni, il loro impatto storico resta un tassello fondamentale della storia di Roma antica e medievale.